In Italia i piccoli paesi rappresentano la spina dorsale della nazione. La forza di queste realtà risiede nel senso di comunità e di solidarietà che hanno saputo mantenere nel tempo. Negli ultimi anni, questo senso dello stare insieme è stato spesso minacciato dai cambiamenti politici e sociali.
Nel sud Italia c’è un paese che ogni anno celebra il rinnovamento del patto fondativo della comunità. Accettura quasi 2000 abitanti tra le dolomiti lucane a 72 chilometri da Matera.
Il rito è chiamato Maggio, ed è il matrimonio tra un tronco di cerro – il Maggio – e la cima di un agrifoglio durante i giorni della Pentecoste. Questa unione simbolica tra i due alberi viene dedicata al Santo Patrono del paese, San Giuliano.
Le celebrazioni sono fedeli allo schema presente negli antichi riti pagani arborei delle popolazioni contadine e mirano a portare nel proprio paese lo spirito fecondatore della natura, risvegliatosi con la primavera. Rappresentano l’idea di rigenerazione della collettività attraverso la partecipazione alla rinascita della natura simboleggiato dall’unione tra i due alberi.
Anziani, giovani, emigrati si ritrovano per celebrare questa cerimonia trasformandosi in un corpo unico teso alla riuscita di questo rito propiziatorio. È il suggello al patto tra generazioni.
The trees of life è il racconto di un tempo sospeso, di una liturgia catartica che si muove tra codici antropologici ben definiti e qualcosa di immateriale legato a una sfera emotiva, magica, quasi intangibile.