“Gymnasium” è un lavoro di un luogo ricostruito. Una vecchia mensa che è diventata una palestra. Uno spazio urbano rubato al declino, come altri a Roma. Un luogo che si è trasformato in altro Un’esperienza di un gruppo di persone che ha rinegoziato il concetto di spazio.
Attraverso il rapporto corpo – oggetti – spazio, ” Gymnasium” mostra la riappropriazione di un luogo. E il gesto sportivo si perde, rimane in sospeso, per diventare astrazione. Uno spazio chiuso e aperto allo stesso tempo, in cui tutto è transitorio, anche la palestra stessa.
Non viene mostrata la palestra nel suo caotico movimento, ma l’affermazione di un modo di vedere la vita e la capacità umana di dare un senso alle cose: occupare, resistere attraverso lo sport e andare avanti rimanendo fermi sulle proprie idee. Probabilmente un’utopia, quantomeno un’aspirazione.